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Indice
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Guida alla scelta dei legni
La caratteristica più bella del legno è sicuramente la varietà che offre nel colore e nell’aspetto. Le venature naturali, creano disegni sempre diversi, rendendo ogni mobile un pezzo unico. L’aspetto rustico di essenze come il Pino ed il Larice massiccio gioca sul contrasto tra il legno chiaro e le venature distinte dei nodi o degli anelli di accrescimento. Se preferisci un legno dall’aspetto più uniforme, tra i legni chiari che potrebbero fare al caso tuo ci sono Abete Val di Fiemme oppure l’Okumé. Particolarmente pregiato per le variazioni di colore il Noce Nazionale, con le sue tipiche venature ondulate.
Il Rovere Evaporato assume una tonalità più scura rispetto al colore originario dell’essenza e questo tipo di essicazione permette di utilizzare i tronchi più nodosi senza temere che i nodi possano staccarsi in seguito, compromettendo l’integrità della tavola. Il Ciliegio presenta un colore caldo e omogeneo con linee ben marcate degli anelli di accrescimento. Uno degli effetti più particolari infine, è quello delle macchie midollari, che per una repentina variazione del verso della fibra creano a tratti un luccichio simile a quello di una squama di pesce. Troverai macchie midollari sia nell’acero che nel rovere.
Questa breve introduzione serve comunque a darti solo un’idea generica delle variabili in gioco. Per approfondire l’argomento dei dettagli, puoi guardare la nostra Guida alle essenze.
Legno massello: indica un prodotto fatto utilizzando soltanto la parte più interna del tronco, ovvero il durame, che spesso si presenta come più scuro e intenso.
Legno massiccio: in questo caso viene utilizzato l’intero tronco, non solo il durame dunque, ma anche l’alburno, ovvero la parte più esterna, che spesso ha un colore più chiaro e delicato. Questo può portare a variazioni di colore notevoli, come nel caso del Cedro del Libano e del Noce Nazionale. Altri tipi di legni, come l’Abete o l’Okumé, presentano un tronco a durame indifferenziato, dove la differenza di colore tra durame o alburno è assente o minima.
Ci sono infine specie, come il Castagno o il Ciliegio, caratterizzate da un durame accresciuto. Questo significa che la parte dell’alburno è di soli pochi centimetri, e spesso viene tagliata via nelle fasi di lavorazione della tavola del legno, non arrivando così al prodotto finito.
Per maggiori dettagli sui singoli tipi di legno anche in questo caso puoi consultare la Guida alle essenze.
Lamellare: una tavola di legno lamellare viene realizzata unendo insieme dei piccoli pezzi di legno. Questo procedimento permette di utilizzare tronchi che sarebbero altrimenti inutilizzabili nella loro interezza. Il lamellare più economico, può presentare ancora nodi o altre imperfezioni che non ne intacchino però l’efficienza strutturale. Quello di qualità più alta, adoperato in genere per le parti esterne dei mobili, seleziona il legno migliore anche da un punto di vista estetico. Un mobile in pino lamellare, ad esempio, avrà un colore molto più uniforme e omogeneo rispetto al suo equivalente in legno massiccio. Il lamellare ha un prezzo mediamente più contenuto proprio perché utilizza parti di legno che altrimenti sarebbero inutilizzabili.
Secondo la classificazione scientifica, i legni dolci sono quelli provenienti dalle gimnosperme, alberi privi di fiori come le conifere, che hanno in genere foglie a forma di ago o squama. Gli alberi di latifoglie sono caratterizzati da una struttura cellulare più complessa, crescono più lentamente e vengono definiti legni duri. Dal punto di vista dell’evoluzione, i legni duri sono di in un periodo successivo rispetto ai legni dolci.
I legni dolci in genere sono più leggeri e facili da spostare, mentre i legni duri saranno più pesanti ma anche più resistenti. Quest’aspetto può essere più importante da privilegiare per la costruzione di un tavolo o di un’altra superficie da lavoro, che sarà più sottoposta a urti e usura rispetto, ad esempio, a un letto. La divisione tra essenze dolci e dure, tuttavia è generica.
Esistono delle eccezioni: l’Okumé pur essendo classificato tra i legni duri, si presenta come materiale estremamente leggero. Il metodo migliore, per avere un parametro oggettivo su cui basarsi, è guardare il peso specifico medio delle varie essenze. Questo ti permetterà anche di mettere a confronto in maniera efficiente i legni all’interno delle due macrocategorie indicate.
Un altro elemento che si può tenere in considerazione è la tendenza del legno a gonfiarsi con l’umidità. Anche questo dato non è importantissimo quando si parla di letti, ma assume un peso maggiore nel caso di mobili con cassetti o con ampie superfici, dove le oscillazioni di volume possono incidere sulla funzionalità della struttura. Tra i legni più stabili da citare il Larice, che si presenta come una scelta ottimale se si devono realizzare mobili per esterni.
Prima di parlarti dei vari tipi di legno che abbiamo a disposizione, eccoti un breve schema riassuntivo sulle diverse linee a catalogo. Non tutte le linee infatti adoperano gli stessi tipi di legno o le stesse finiture e può essere utile vedere cosa c’è a disposizione nei vari casi.
Legno massiccio. Durame indifferenziato. Legno dolce: 480 kg/m³. Se l’abete è un legno ampiamente diffuso in tutta Europa, come in America ed Asia, quello della Val di Fiemme è una varietà particolarmente pregiata che cresce sul territorio italiano, nella valle omonima. Si tratta di un’essenza dall’aspetto uniforme, grazie al durame indifferenziato e la trama fine e omogenea. Il colore può variare dal bianco tenue ad un delicato giallo con sfumature tendenti al marroncino. Sono presenti pochi nodi, di misura ridotta, e si tratta dei così detti nodi vivi, ovvero che non rischiano di creare debolezze strutturali.
Legno massiccio. Durame indifferenziato. Legno duro: 720 kg/m³. L’acero più famoso è sicuramente quello americano, da cui viene tratto lo sciroppo d’acero. Tra i diversi tipi d’acero, che presentano venature più o meno evidenti, quello utilizzato per i nostri letti ha un colore uniforme, di una tonalità rosa pallido tendente al bianco. Il legno è impreziosito da macchie midollari, ovvero dei luccichii a squama di pesce che creano un effetto visivo estremamente gradevole. Si tratta di un’essenza estremamente resistente, e non a caso viene utilizzata anche per la pavimentazione di piste da pattinaggio o sale da ballo.
Legno massiccio. Durame accresciuto. Legno duro: 540 kg/m³. Il castagno è un albero originario dell’Europa sud occidentale, e si può trovare anche in nord Africa e in Asia. L’interno del tronco ha un caldo color nocciola, mentre l’alburno è quasi bianco. Tuttavia, trattandosi di una striscia molto sottile, a seconda di come viene tagliata la tavola, è possibile che nel prodotto finito non ne resti traccia. Viene utilizzato spesso in sostituzione della quercia a cui somiglia sia per il colore che per il disegno delle venature. In Italia questo albero un tempo era una vera e propria risorsa alimentare per le popolazioni rurali, e tutt’ora più del 15% del nostro territorio boschivo è occupato da castagneti, con l’estensione maggiore dell’intera Europa.
Legno massiccio con variazioni di colore evidenti. Legno dolce: 560 kg/m³. Il Cedro del Libano, utilizzato dai fenici per le loro navi, secondo la leggenda venne adoperato anche per la costruzione del tempio di re Salomone. Il cedro è legato all’idea dell’incorruttibilità sia nella Bibbia che nella tradizione indiana. Si tratta di un’essenza con nodi e venature diritte, che creano un contrasto piacevole con il colore chiaro del legno. Con suoi toni ambrati è l’ideale per chi vuole un mobile chiaro ma con variazioni di colore evidenti. Il caratteristico profumo acidulo del cedro, lo rende sgradito a parassiti e insetti. Per questo motivo è ottimo anche per rivestire i cassetti della biancheria o altri contenitori.
Legno massiccio. Durame accresciuto. Legno duro: 580-610 kg/m³. Il ciliegio è uno dei legni tradizionali sia per la realizzazione di mobili che per l’ebanisteria. Questo albero è diffuso sia nelle foreste dell’Europa che in Nord Africa, anche se negli ultimi anni viene usato sempre più spesso il ciliegio proveniente dall’America. Il colore marrone rosato che si scurisce col tempo, è l’ideale per un arredamento classico. Presenta nodi e venature evidenti e diritte. L’alburno è molto chiaro ma essendo piuttosto sottile, in molti casi è possibile che non ne resti traccia nel prodotto finito.
Legno massiccio. Durame accresciuto. Legno dolce: 450 kg/m³. Noto con il nome di regina delle Alpi, il Cirmolo è un legno tipico dell’artigianato delle Dolomiti. Viene chiamato anche legno lunare: secondo la tradizione, va tagliato nelle fasi di luna calante. Ha venature evidenti. Il colore ambrato del legno si sposa bene con quello leggermente più scuro dei nodi, di cui è ricco. Insieme al Larice, è un legno d’alta montagna, in grado di resistere a temperature al di sotto dei -40°. Il suo profumo, impregnato di resina e pinoli, ha un effetto calmante e sembra che questo legno possa favorire il sonno, l’abbassamento della frequenza cardiaca, nonché svolgere un vero e proprio effetto antibatterico.
Legno massiccio, massello o lamellare: a seconda della linea di produzione. Durame indifferenziato. Legno duro: 640 kg/m³. Estremamente diffuso in tutte le zone temperate del pianeta, il faggio è uno dei legni più comuni in Italia. Viene citato nelle Egloghe di Virgilio, ed era adoperato per realizzare le imbarcazioni della Repubblica Veneta. Il colore oscilla tra il crema ed il rosato, con una trama del legno fine, omogenea. Una volta tagliato tende a ingiallirsi nel tempo. Sul nostro territorio si trovano sia ampi boschi cedui, dove gli alberi hanno una vita media di 10 30 anni, sia fustaie, ovvero boschi di alberi ad alto fusto, dove le piante di faggio arrivano a vivere dai 40 ai 100 anni. Tra i legni duri si può considerare uno dei più economici, con ultimi risultati nella resa. La sua tendenza ad assorbire l’umidità lo rende ottimo per la curvatura a vapore, adoperata ad esempio per realizzare le doghe flessibili in legno di faggio.
Legno massiccio o massello: a seconda della linea di produzione. Durame indifferenziato. Legno duro: 650-700 kg/m³. Il colore del frassino va dal biondo al bruno pallido, talora con un accenno di rosa leggermente più intenso rispetto a quello dell’acero. Più rare le note di verde nel legno. Presenta venature abbastanza diritte, di colore chiaro. Il legno di frassino, abbastanza uniforme allo stato grezzo, può assumere variazioni di colore dopo la prima oliatura. Per mantenere il colore chiaro, sarà necessario effettuare una manutenzione periodica con olio o un altro impregnante naturale. Il frassino ha proprietà medicinali e cresce facilmente su terreni privi di altra vegetazione. È facile intuire dunque perché sia un simbolo di rinascita e guarigione presso molte culture. Terza lettera dell’alfabeto arboreo dei popoli celti, nella mitologia norrena il primo frassino è l’Yggdrasil o albero della vita.
Legno massiccio. Durame accresciuto. Legno dolce: 480-610 kg/m³. Il larice vive nei climi freddi e sulle montagne più alte. Si è diffuso in Italia durante le glaciazioni, per poi ritirarsi successivamente sulle Alpi. In Alto Adige c’è il più ampio altipiano di Larici d’Europa. La pianta è caratteristica anche per il colore dorato che assumono le foglie in autunno, mentre le altre aghifoglie sono sempreverdi. Il legno oscilla da un nocciola chiaro rosato a un colore più pallido, sul biondo. Evidenti i nodi e le venature create dagli anelli di accrescimento. Per i mobili da interni preferiamo in genere le tavole più chiare, perché hanno una quantità minore di resina. Il nome larice richiama i lari, gli antichi spiriti protettori del focolare domestico.
Legno massiccio con variazioni di colore evidenti. Legno duro: 640 kg/m³. Il colore del legno è un marrone intenso, con una fibra grossolana e le caratteristiche striature ondulate, che possono essere più o meno forti a seconda della regione di provenienza. Il noce pugliese ad esempio, ha contrasti più evidenti della varietà piemontese. La sua bellezza ne ha fatto un materiale per il mobilio d’alto livello sin dal diciassettesimo secolo. Parlando del noce italiano, difficile non ricordare le leggende legate al noce di Benevento. In origine queste piante erano sacre a Giove, come testimonia il nome scientifico della specie: Juglans letteralmente significa ghianda di Giove.
Legno massiccio con variazioni di colore evidenti. Legno duro: 640 kg/m³. Viene detto anche noce nero. L’alburno, quasi bianco, è meno spesso di quello del noce nazionale. Il durame è di un marrone mediamente più scuro rispetto alle varianti europee e può essere caratterizzato da striature tendenti al viola. Viene adoperato sia per i mobili che per l’ebanisteria. La fibratura è in genere diritta, gli anelli di accrescimento possono creare dei disegni a fiamma. A differenza del noce europeo, per lungo tempo i frutti non sono stati commercializzati a causa del guscio troppo spesso. Sono stati riscoperti di recente nel campo della medicina naturale per le loro proprietà benefiche.
Legno massiccio o massello: a seconda della linea produzione. Durame accresciuto. Legno duro: 430 kg/m³. Il colore oscilla tra l’ambra ed il rosa chiaro, e scurisce leggermente nel tempo. L’alburno è sottile e grigiastro. Nella fibratura ci sono sporadiche venature più chiare, ma nel complesso è un legno dalla tonalità abbastanza uniforme. L’okumé cresce principalmente nella zona del Gabon. Si caratterizza come uno dei legni più idrorepellenti sul mercato, è leggero e facile da lavorare. È il legno più esportato dall’Africa e grazie alle sue caratteristiche è particolarmente adatto per la realizzazione degli infissi. Nell’ambito del bio arredo viene riscoperto per la creazione dei mobili, perché fa parte della stessa famiglia del mogano, ed è abbastanza simile a questo legno, molto più noto, ma anche più costoso e problematico sul versante ecologico.
Legno massiccio o lamellare: a seconda della linea di produzione. Legno dolce: 510 kg/m³. Il pino silvestre cresce dall’Andalusia alla Siberia occidentale, ed è presente in tutta la penisola scandinava. Utilizzato sino al secolo scorso per infissi, compensati o dalle cartiere, è stato portato in auge dallo stile nordico, che ne apprezza la semplicità dello stile rustico unita ad un prezzo contenuto. Il legno è estremamente nodoso e con forti aneli di accrescimento, che spiccano nitidamente sul giallo paglierino dell’alburno. Il durame è più scuro, di un rosso marrone chiaro. Il pino è particolarmente indicato per la lavorazione in lamellare, che permette di eliminare oltre a nodi e imperfezioni anche le parti troppo resinose del legno.
Legno massello. Legno duro: 720-750 kg/m³. Con il termine rovere si indica il legno di quercia. Le varie specie di quest’albero sono diffuse in Europa e Asia, compreso il Giappone. Nei climi più caldi si trova anche nel territorio montano. Si tratta di uno dei legni più utilizzati al mondo, dall’arredamento alle barche, dalla scultura ai fusti delle botti. Nell’alfabeto oghamico, il nome della quercia è Duir, che significa porta, ed indica come questo albero sia un collegamento tra due mondi. Dal termine Duir, viene il nome dei druidi, i sacerdoti celtici. L’alburno della quercia non viene utilizzato, perché troppo sensibile ai tarli. Il durame ha un colore nocciola che a volte può tendere leggermente al rosso. Il legno viene in genere tagliato sul quarto perché le venature assumano la tipica figura a specchiatura. I tronchi possono presentare più o meno nodi. Gli esemplari più nodosi vengono essiccati a vapore. Questo procedimento rende più stabile la trama del legno, e ci permette di avere i disegni creati dal nodo senza che questo vada a compromettere la solidità della tavola. Il rovere evaporato inoltre assume un colore più scuro, un nocciola marrone molto intenso.